Il mosaico parietale, databile nella seconda metà del I secolo d.C., rinvenuto a Colle Oppio grazie ai lavori di scavo portati avanti dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale all’interno della galleria sud occidentale sottostante le Terme di Traiano, rappresenta una scoperta archeologica di straordinario valore per la città di Roma.
Si tratta di un’opera che si estende per quasi 16 metri con raffigurazioni di Apollo e Muse lungo una parete che è stata portata alla luce dagli scavi fino a una profondità di 2 metri, ma che sembra scendere nel sottosuolo fino a 10 metri. Il mosaico costituisce un esempio raro, sontuoso e raffinato di decorazione parietale che va a completare la parete raffigurante un Filosofo e una Musa su un prospetto architettonico di sfondo, scoperta durante la campagna di scavi del 1998.
Sono intervenuti:
Umberto Broccoli, Sovraintendente ai Beni Culturali Roma Capitale (modera)
Dino Gasperini, Assessore alle Politiche culturali Roma Capitale
Gianni Alemanno, Sindaco di Roma Capitale
Il luogo del ritrovamento
Siamo nella galleria sotterranea sud occidentale costruita per sorreggere le soprastanti le Terme di Traiano, realizzate su progetto di Apollodoro di Damasco, architetto di Marco Ulpio Nerva Traiano (imperatore dal 98 al 117 d.C.). Il mosaico venuto alla luce fa parte di un Musaeum e cioè il luogo che nell’antichità era dedicato alle Muse, protettrici delle arti, e dove i ricchi romani si riunivano per ascoltare musica e parlare di arte.
Nel maggio 2011, la Sovraintendenza di Roma Capitale ha ripreso le indagini archeologiche nelle Terme di Traiano sul Colle Oppio, proprio nella zona dove nel 1998, sul fondo della galleria sotterranea, era stato scoperto un affresco raffigurante una veduta della Città, ormai nota come “Città Dipinta”, opera d’arte unica nel suo genere che si trovava sulla facciata di un grande edificio, databile alla seconda metà del I secolo d.C. All’epoca del ritrovamento, indagini endoscopiche avevano rivelato anche l’esistenza di un ambiente retrostante il muro dell’affresco, solo parzialmente interrato, che conservava su una parete un largo tratto di mosaico, realizzato con tessere colorate su fondo bianco e raffigurante scene di vendemmia.
Nel corso degli scavi effettuati tra il 2003 e il 2005, era stato possibile entrare dall’alto nell’ambiente, profondo oltre 13 metri, e appurare che il tratto di mosaico rimasto non è che una porzione della originaria decorazione che rivestiva l’intera volta.
Nel corso degli scavi appena effettuati, che hanno raggiunto il piano originario del vano, sono stati recuperati ampi tratti caduti del mosaico di questa volta, che sono attualmente in restauro e in corso di ricomposizione.
Sempre nel 1998, a metà della stessa galleria fu rinvenuto un muro che conservava i resti di un raffinato mosaico parietale, anch’esso in tessere colorate, raffigurante – come detto – un Filosofo e una Musa su un prospetto architettonico di sfondo. Il mosaico decorava una stanza, appartenente ad un altro edificio precedente alle Terme, sulla quale si affacciava anche un ninfeo seminterrato, rivestito, sulla volta e sulla parete di fondo, da un mosaico in piccole tessere azzurre con girali. Sul fondo del ninfeo, ancora quasi completamente interrato, si distingueva un’ampia nicchia con il foro per la conduttura che doveva portare l’acqua a un sottostante bacino.